Il 17 novembre a Goteborg in Svezia, è stato proclamato il Pilastro europeo dei diritti sociali. Si tratta di un documento contenente venti principi per delle migliori condizioni di vita e di lavoro in Europa, che ha raccolto nel 2016 le opinioni di oltre 16.000 cittadini e stakeholder. Finalmente Commissione, Consiglio e Parlamento europeo hanno concordato su quelle che dovranno essere le linee guida per un’Europa sociale nel settore dell’occupazione e della crescita. Nel testo si parla del diritto alla parità di trattamento e di opportunità tra uomini e donne, di giuste condizioni lavorative, accesso alle protezioni sociali e alla formazione. Una positiva apertura c’è anche in tema di dialogo sociale e coinvolgimento dei lavoratori nelle questioni aziendali, come trasferimenti, fusioni, licenziamenti. La proclamazione del Pilastro europeo rappresenta quindi una presa di consapevolezza da parte delle istituzioni dell’importanza della questione sociale affianco a quella economico-finanziaria che in genere domina i dibattiti politici. E i dati confermano la necessità di maggiore attenzione al welfare, alla sicurezza dei lavoratori, alle pari opportunità. Ascoltiamo la scheda di Giuseppe Manzo.
Come è messa l’Europa dei popoli? I dati presentano un quadro contraddittorio. Nel 2016 il tasso di occupazione della popolazione di età compresa tra i 20 e i 64 anni nell’UE-28, era del 71,1 %, la media annua più alta mai registrata per l’UE. Nel primo trimestre 2017 l’occupazione nell’Eurozona e nella Ue è cresciuta più del previsto, raggiungendo i massimi storici. Questi dati però non incidono sulla povertà. Il tasso di rischio nell’ UE-28 è rimasto quasi stabile tra il 2010 e il 2013 fissato al 16,7 %. Nel 2014, il tasso di rischio di povertà è cresciuto di 0,5 punti percentuali e ha poi registrato ancora un lieve aumento nel 2015 raggiungendo il 17,3 %. Forte è il legame tra il livello d’istruzione la condizione sociale. Le persone che posseggono solo un’istruzione di base hanno quasi tre volte più probabilità di vivere in una situazione di povertà o di esclusione sociale rispetto alle persone con un livello di istruzione terziaria. Critico anche il fronte parità di genere. Il punteggio attuale dell’UE è salito di appena quattro punti rispetto a dieci anni fa, attestandosi a 66,2 punti su 100. In cima alla classifica troviamo la Svezia con 82,6 punti mentre l’Italia ha compiuto un passo in avanti, attestandosi al 14° posto nella graduatoria dei 28 Paesi.
Con il Pilastro europeo dei diritti sociali si fa un passo in avanti nella definizione di diritti e principi, nessuno dei quali, però, vincola ancora gli Stati. Il percorso per questo deve proseguire, come ci ha spiegato la portavoce del Forum nazionale del Terzo Settore Claudia Fiaschi, dopo essere intervenuta a Goteborg a una conferenza su lavoro ed economia sociale.
Bentornati all’ascolto del Grs week, in studio Giovanna Carnevale.
Giovani e Europa: quali opportunità per le nuove generazioni nel vecchio continente? Se da una parte oggi si fanno i conti con un’Unione europea ripiegata su sé stessa, mortificata dagli egoismi nazionali, dall’altra la cosiddetta generazione Erasmus spinge in avanti verso l’interculturalità rendendo lampanti contraddizioni e anacronismi della politica. In Italia, nonostante un crescente sentimento di distacco verso le istituzioni di Bruxelles, la vocazione europea rimane, e il nuovo servizio civile universale, approvato recentemente, ne è una dimostrazione, prevedendo la possibilità per i ragazzi di svolgere fino a tre mesi di attività anche in uno dei Paesi dell’Unione. Ascoltiamo cosa prevede la misura nella scheda di Giordano Sottosanti.
Lo scorso 10 febbraio il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera definitivo al cosiddetto servizio civile universale, approvando il primo decreto legislativo della legge delega in merito alla Riforma del Terzo Settore. Il Servizio Civile passa così da Nazionale a Universale, aprendosi potenzialmente ogni anno a 100mila giovani volontari, italiani e stranieri. Per la prima volta, infatti, potranno partecipare al bando, oltre ai cittadini dell’Unione Europea, anche i cittadini stranieri regolarmente soggiornanti in Italia. Con aggiunta la possibilità di svolgere 3 mesi di servizio in Europa. Il decreto sancisce anche la diminuzione delle ore di servizio da 30 a 25 settimanali e introduce un modello più flessibile, modulabile in base alle esigenze di vita e lavoro dei volontari. Maggiore attenzione sarà inoltre riservata al riconoscimento delle competenze, con la possibilità di considerare il Servizio Civile quale titolo preferenziale nei bandi di concorso.
Un servizio civile più aperto, insomma, che attraverso lo scambio di conoscenze fortifica le basi di una cultura comune europea che valorizza il principio di solidarietà, aumentando allo stesso tempo le opportunità di lavoro e di crescita personale. A Licio Palazzini, presidente della Conferenza nazionale degli enti di servizio civile abbiamo chiesto qual è il bilancio in termini offerta ai giovani di questo nuovo provvedimento, di cui solo pochi giorni fa è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il primo decreto attuativo.
E maggiore attenzione ai giovani e alla loro occupabilità viene anche dall’Unione, che nei mesi scorsi ha lanciato l’iniziativa del Corpo europeo di solidarietà. Alberto Cuomo dell’area Europa di Csvnet, ci spiega di cosa si tratta
Bentornati all’ascolto del Grs Week. In studio Giuseppe Manzo
All’indomani del voto per le comunali restano aperte tutte le questioni sociali ed economiche legate alle città. A interrogarsi sul futuro dei grandi centri urbani è Legacoopsociali: Ri-genereare è il titolo della II edizione della Summer School di Orvieto dal 23 al 25 giugno. Docenti, esperti e cooperatori si confrontano sullo sviluppo locale, sulla crisi e sul welfare partendo dai dati e dai numeri indispensabili: ad aprire la due giorni, infatti, è stato il Rapporto “Sbilanciamo le città” a cura della Campagna Sbilanciamoci. Ascoltiamo uno dei curatori Duccio Zola:
(sonoro)
A dare un quadro più complessivo sullo sviluppo della crisi tra gli anni ’80, ’90 e i nostri giorni è stato Mario Pianta, docente all’Università di Urbino. All’interno delle città si sta consumando il fenomeno che vede la povertà come una conseguenza: l’aumento costante delle disuguaglianze. Ascoltiamo un passaggio dell’intervento di Pianta.
(sonoro)
In questo contesto quale sarà il ruolo della cooperazione sociale? Secondo la presidente Paola Menetti intervenuta nei saluti iniziali se imprese sociali ovviamente hanno bisogno di risorse sono necessarie anche le idee. E la cooperazione sociale prova a mettere insieme un quadro di pensiero a partire da questi appuntamenti. Ascoltiamo Andrea Bernardoni, responsabile Area ricerche Legacoopsociali:
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